Non sò cosa sia questa vita forse come dice il mio amico Angelo ... è tutta una follia ...

Appunti di Viaggio 109 NIVEA (Prima Parte - Gustavo)


NIVEA - Racconto in Quattro Parti.
Copyright @ Marilena Capitanio
10 Agosto 2015
Notte di San Lorenzo



NIVEA
PRIMA PARTE
"L'Incontro con Gustavo"


“Cin Cin ! ¡Salud! “ ..risposi io. 
Il mio nome è Maria Soledad e quella sera ero in compagnia di Gustavo, seduta ad un tavolo di un rinomato ristorante sulle colline toscane a sorseggiare la Barsaglina, un nettare di riserva DOC che lui aveva ordinato per brindare al nostro incontro. Un vino leggermente afroso, di ottimo sapore, coltivato sulle biancane cretesi di Siena dove i faggi crescono rigogliosi e le anfore adornano i sontuosi giardini delle ville ottocentesche, in gran parte inabitate. Tutto iniziò il giorno che conobbi Gustavo nella sua farmacia, dove ero solita recarmi per acquistare delle creme vegetali. A prima vista, mi diede l’impressione di un uomo un pò borioso accomodato sulla bigòncia del proprio sapere e, a volte, la sua alterigia mi procurava una certa irritazione, anche se come farmacista era indiscutibilmente molto preparato. Gustavo, era specializzato anche in chimica botanica e, su richiesta della clientela, preparava galenici estraendo i principi attivi dalle piante officinali mediante sofisticati strumenti di laboratorio e, sovente, capitava che gli chiedessi qualche consiglio sulla mistura di alcune erbe lenitive che sperimentavo, per mio interesse, in modo però del tutto artigianale. Un giorno che la farmacia era particolarmente affollata, Gustavo, scusandosi per non poter prestare sufficiente attenzione alle mie solite numerose domande, pensò di invitarmi a cena e, sebbene qualche ostacolo ci fosse, accettai comunque il suo invito come un'opportunità per approfondire le mie profane conoscenze erboristiche, magari in un luogo più tranquillo rispetto alla solita movimentata farmacia. Andammo a cena che era piena estate, il sottofondo delle cicale orchestrava il silenzio delle campagne ed il ristorante, un pò fuori mano, era molto intimo e raffinato. Per l'occasione avevo raccolto i capelli in un’acconciatura gitana, una rosa rossa e due riccioli contornavano i miei occhi, un po’ negligenti, che tradivano un’imperdonabile disattenzione. La serata scorreva tranquilla e l'atmosfera era distesa e rilassante, avvertivo solo un leggero disagio nell'essere nella perpendicolare di un oscillante lampadario a ventola che, come una spada di Damocle, sembrava minacciare incautamente il mio collo ma rimasi seduta lì, nella mia silente incomodità. Contrariamente a me, Gustavo era perfettamente a suo agio, allegro e raggiante e con impertinente disinvoltura, ogni tanto, allungava anche una carezza che faceva presa sul mio ginocchio. Con un’occhiata lo disaminai dall’insistere. Quando il cameriere arrivò al nostro tavolo, portò con sé un piccolo carrello con un ricco buffét di antipasti, da gradire in attesa delle ordinazioni, e lasciò sul nostro tavolo i due menù racchiusi da una raffinata copertina di pelle, finemente rifinita in oro. Leggevo sommariamente le pietanze ed annuivo a muso incerto per non far trapelare la mia inappetenza e, mentre Gustavo indicava le specialità della casa, cercavo di declinare ogni suo invito manifestando, con evidente pregiudizio, ogni mia perplessità sui condimenti, pur sapendo di destare un certo disappunto con la mia puntigliosità. Gustavo, invece, da buon gentil’uomo ed in perfetto stile al Barone Ricasoli, dal quale diceva di discendere, si dimostrava comprensivo ed accomodante e fronteggiò ogni imprevisto con un’impeccabile aplomb. A differenza di me che, nella peculiarità di essere una donna istintiva ed emozionale, me ne disinteressavo del galateo e delle formalità di alto rango dove, di solito, pavoneggia una classe mistificata che quasi mai corrisponde alla vera signorilità di una persona. D'altronde, pensai che ognuno ha il diritto di sentirsi libero in ogni dove e nel modo che più gli aggrada. Eravamo al nostro terzo assaggio di vino e, mentre Gustavo lo stava miscelando nel calice, venne colto da un'improvvisa ilarità da bollicine di Barsaglina che lo trascinò in un argomento un pò fuori dalle righe, certamente poco distinto e fin troppo minuzioso nei dettagli, che mi procurò un certo imbarazzo. Per non cedere di inesperienza e bigottismo a fronte della sua impertinenza, dirottai il mio sguardo altrove con la speranza di trovare una soluzione che mi disimpegnasse da quelle corbellerie, prevalentemente centrate sull’attrazione chimica dei sessi, nelle quali, intravedevo in Gustavo anche un oscuro erotismo bucolico. Se avessi dato sfogo alla mia sincerità l’avrei certamente offeso e, nonostante il mio caliente sangue andaluso, cercai di restare impassibile ad ogni sua avance eludendo ogni approccio che potesse, illusoriamente, costituire il preludio di una relazione sentimentale. Gustavo, accortosi del mio disagio, tentò di stemperare un po’ la tensione e, per rilassare la conversazione, mi chiese notizie sulle mie origini e sul paese natìo. Come da ritornello e tutto d’un fiato, gli dissi che ero nata al frinire delle cicale di Torremolinos, poco sotto Malaga, dove passai un’infanzia pressoché spensierata e dopo aver terminato gli studi, mi iscrissi ad un corso di flamenco al mirabolante controtempo della chitarra di Paco che accompagnò le nacchere, ed i miei possenti polpacci, nelle oltre tremila feste che si celebrano in tutta l’Andalusia. Dissi anche che la nostalgia, che nutro per la mia terra, mi scorre languida e dolente nelle vene ed ogni giorno fendo la nebbia in una fibrillante attesa di rivederla al più presto. Era tutto ciò che, in quel momento, mi sentii di dire lui. In quell’istante arrivò il cameriere, per servirci il suo buon appetito ed onorarci delle ottime pappardelle alla lepre che assaggiai ma le scansai quasi subito, per i miei gusti erano troppo untuose. Nell’evocazione di quei ricordi, continuai a pensare alla fecondità dell’Andalusia, allo schiamazzo festoso dei bambini della mia contrada, alla bontà della grande paeilla di piazza, alla mia giovinezza nelle strade assetate di pioggia a respirare la fierezza del mio popolo e di come ero solita leggere la mano delle chicas, per predire loro la via dell’amore. Spiluccai qualche pezzetto di pane in attesa della seconda portata e Gustavo, rassegnato dal mio scarso interesse ai suoi voluttuosi argomenti, mi lasciò la parola accennando al matrimonio ed alla mia vita coniugale e, per qualche minuto, parlai esclusivamente di Juan. .... continua




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10 Agosto 2015