OTTONE E DIAMANTE
(poemia)
Giorni ancora immersi con un peso sulle tempie
fatto di appelli strozzati nel brusio quotidiano
una lacrima é vecchia congiunzione astrale
reitera nuovamente come un volo di gabbiano.
Decine di pigre parole hanno su di me un tono petulante
ho il bagliore negli occhi ma il pensiero è inerme
traggo un oscuro giovamento a bordo di un falso aliante
e respiro affannosamente le coccole che ho nella mente.
Desolata e frettolosa raccolgo una minuscola perlina
mi mostro a te ammonita, incurante del tuo buonsenso
ma stanca mi distendo e insonne, con le palpebre assopite
opprimo ogni mio insolente desiderio, crudo e prepotente.
Nel mio trambusto febbrile giunge molesta una perla
inciampa come un germoglio sul mio fresco lenzuolo
la sua coraggiosa, secolare divinità giunge adesso
ad adornare l’indecifrabile pelle e tutto gli è concesso.
Cerco ancora una aritmetica carezza che corre a perdifiato
io volo, mi frantumo, oscillo sempre, ad intervallo regolare
come una mano a passatempo che accarezza una conchiglia
che si consuma con riservata etica, come una vecchia biglia.
Quella tua lunga assenza, quella tua negligente presenza
fatta di arpioni di zucchero e di industriosa intelligenza
mira al mio orgoglio e trova ancora il mio antico sudario
che scandisce i giorni e le ore su di un imposto calendario.
Tra i miei capelli intrecciati, eccessivamente generosi
addolciti da una ghirlanda sulla mia fronte scettica…
che sciocca, anche oggi, come falsa è una reputazione
ancora una volta, mi lascio addolcire da una tua canzone.
27 Ottobre 2010
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