Non sò cosa sia questa vita forse come dice il mio amico Angelo ... è tutta una follia ...

Appunti di Viaggio 78 (Povero Vecchio)




Mi son sentito povero….
nel battito altalenante del cuore
nel modo di guardare e di pensare
negli scarponi scollati da calzolare
in una maglia ristretta di lana infeltrita
dentro un giaccone di candide piume
apparse ad una ad una perdute nella vita.

Mi son sentito povero…
in una vicolo affollato e fitto di botteghe
in una vetrina di vapore e pane dorato
in un uomo stanco di coppi e di pianelle
occhi gonfi di ricordi e di lacrime salate
curvo sul banco di marmo e mani infarinate.

Mi son sentito povero…
attraversando la lenta periferia di confine
con le caviglie gonfie, instabili e indolenzite
trascinando sportine con le ruote consumate
dalle mille buche e dal bitume rigonfiato
calpestando stracci, cartoni e copertoni
inzuppati di piombo e di pioggia oleosa.

Mi son sentito povero…
su una sedia con sotto la sua zeppa
in una tazza troppo larga e macchiata
scheggiata e con un disegno indefinito
un thé sfiorito e spicchio di limone inacidito
ginocchia sporgenti da una coperta a quadroni.

Mi son sentito povero…
nel piccolo e misero ricovero della terra
un tappeto ritorto sfrangiato ed infangato
uscio di porta tarlata ad una sola mandata
con un battente cigolante di ferro e di ruggine
nessun altro segno per un nome da cercare.

Non mi son mai sentito così povero....
come in ginocchio chino su una zolla di terra
antica e fragile amicizia come un filo di preghiera
volteggiavo felice d’amore tra brezza e tormenta
empatia serena attendeva lo spuntar dei germogli
sonnecchiavano inascoltati nella fredda coltre d’azoto
aspettavano sorridenti la loro novantesima primavera.

Mi son sentito così, come al cospetto
di un Dio ...distratto ma non più minore.

Copyright of @ Marilena Capitanio

Appunti di Viaggio 77 (Premio Letterario 2012)

20 Dicembre 2012 @ Una perla per l'oceano di Massimo V. Massa


IL LARICE
Sei fuscello tra rovi
di linfa densa nutrita
del tuo possente gene
non bevi che corteccia.
Sei culla di poiana
e guano tra le foglie
cantato dal vento
arderai di gelosia
non puoi volare via
catartico piangi miele
al gioco perenne
delle ali sulla neve.

L'OMBRA
La sera scende altrove
dal colore rosso vespro
una figura goffa e tonda
ondeggia assieme all'ombra
duetta rapida e mi doppia.
Danza la stella alla fortuna
ai piedi due sandali di cuoio
il cinturino fuori penzoloni
nessuna orma in terra di luna.

ACQUA CHETA
Quel piccolo simposio
che tra gli argini rinfresca
giocosa e tempestosa
della sua acqua non riposa
e non disseta amor
per non divenire poca cosa
s'aliena alla sua creola
e malintesa rosa
offesa dalle sue labbra
sapor di ginepro
e nel battito mi arresi
al suo danzar
cuor di acqua cheta.

BUON NATALE



La fiamma arde da un lontano passato
racconta di un epoca buia e senza credo
dove l'aroma di pane riempiva canestre
olio e vino in giare vivevano il tempo.
Appendevano al filo lampade di coccio
illuminavano piccole stanze affumicate
giacigli pungevano di spighe e di paglia
velli di lana scaldavano la dura schiena
le capre avevano arbusti da rosicchiare
il latte scorreva caldi fiumi a dissetare
i bambini in sacchi unti e scuciti di iuta
lanciavano nelle vie urla potenti di fame
inciampavano nel saio intriso di sudore
inseguivano cani menandoli di dolore.
I vecchi saggi intrecciavano le ceste
mani possenti e raggrinzite di freddo
raccoglievano frutti di poche foreste
e le oche starnazzavano a dispetto.
Vicoli stretti stracolmi di chincaglierie
asini legati con le zampe al carretto
attendevano il fieno caricato in groppa.
Il sorgere del sole svegliava mercanti
percorrevano oasi di sabbia finissima
che solo i cammelli potevan calpestare.
Attaccati in fila l'un l'altro per un morso
bruciavano gli occhi col sole e con il sale
la sosta aveva l'ombra di fine fogliame
bevevano acqua ingiallita alle pozze.
Scoppiettìì di fuochi ardevano la sera
posavano tende come ali sulla sabbia
palme e datteri sorvegliavano carovane
ammiravano crepuscoli color del rame.
Scendeva immensa la notte stellata
ammoniva il silenzio dei tre re magi
la tortuosa via di cometa illuminata
sapevano che il messia era cullato.
Le ginocchia affondavano al cospetto
di un bimbo che aveva già un nome
un canto vibrava nell'aria, una nenia
portava in sé tutto il pianto del mondo.
Questa la triste storia del nostro Natale
l'hanno cantata i popoli alla memoria
la gioia di una nascita tanto singolare
che aveva in sé un suo triste destino
da poter a ricordo tramandare a noi
che non sempre sappiamo amare.

@copyright di Marilena