Non sò cosa sia questa vita forse come dice il mio amico Angelo ... è tutta una follia ...

Appunti di Viaggio 143 (L'ARALDO COMUNALE)


L'ARALDO COMUNALE

Ed ecco che all'alba si presentava
per rendere pubblica la disposizione
e mantenere all'arco l'annunciazione
nel coro dell'assemblea popolare.
Supervisionava l'epica sua notizia
il sovrano feudatario l'aveva stilata
l'ufficio religioso l'aveva approvata
l'ora che al popolo dava il verdetto.
I nobili l'avevan messa in discussione
tra ranghi, giocolieri e menestrelli
gli ufficiali d'armi c'apponevano il cognome
e i Cavalieri lo scortavano al palchetto.
Così ha origine l'antico giornalaio
per ogni terra o divisione territoriale
l'ordinanza era fresca come l'uovo
ed annunciava il torneo della giornata.
Tra gonfaloni rionali, pennoni e scudi
proclamavan la sentenza dei Signori
scovato il ladro trovava impiccagione
e le spie messe alla gogna nei gabbioni.
L'Araldo aveva per nome solo il Feudo
la nomina avveniva per cerimonia
vestiva una cotta di velluto armeggiata
ed il rotolo sottobraccio lo testimoniava.
La donzella sotto al palco scalpitava
ogni alba era lì che lo attendeva
l'amor che ai suoi piedi ansimava
ed un canestro di frutta gli cedeva.
Ma l'Araldo non poteva subir fascino
non doveva in alcun modo vacillare
che figura popolare avrebbe fatto 
canzonato come fosse un giullare.
E col mento al cielo lui più strillava
lo sguardo non doveva sottomettersi
alla bella fanciulla che dal di sotto
mostrava le sue grazie sul bel petto.
Ma venne l'ora che tradito dal pensiero 
il suo ginocchio visivamente traballava
scambiò il patibolo per una decorazione
ed il folto popolo esultava e ridacchiava.
Ma che il Principe ha perso il senno ?
ha decorato un ladro ufficialmente
ha di sicuro bevuto del buon vino a corte
non può esserci spiegazione altrimenti !
L'Araldo desolato subito si rapprese
ma la tromba nella foga l'aveva assordato
un capogiro la vista gli aveva oscurato
e tra le braccia della donzella s'era accasciato.
La sentenza di quel giorno era rimandata
e l'Araldo non mise ombra più sul palco
il rotolo finì nella calca mezzo stracciato
ed il nome si perse sul selciato calpestato.
E fu così che il marito della donzella
ch'era già pronto per essere impiccato
per miracolo o corruzione di macedonia
e scherzo d'amore dall'Araldo fu salvato.

... i giornalisti ...



29 Dicembre 2015
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Appunti di Viaggio 142 (QUANDO PARLO' LA NEVE AL CUORE)


.. benchè l'abbia fatto centinaia di volte nella vita, quando accendo una candela è sempre come la prima volta. E' come un giorno di compleanno, un desiderio da esprimere, una magia da guardare, una cena da onorare, un ricordo da far riaffiorare, una preghiera da dedicare ma, esprime solo la caducità del suo tempo. Il mistero di una piccola fiamma che si libra nell'aria, che celebra un'occasione, che dona compagnia, parla, gioca, vibra e si consuma. Quante volte avrei voluto non spegnerla per non vederla esaurirsi, per non sentire quel suo ultimo respiro, che sapeva di acre e di finito. Tante piccole fiamme che hanno increspato la loro cera legandosi ad una emozione che si è trasferita nella memoria migliore, quella del cuore. 
Ma è' solo l'atmosfera del mio Natale.



QUANDO PARLO' 

LA NEVE AL CUORE



Quando parlò la neve nel cuore
nel muto ricordo di una carezza
presi a combattere col vento
affinché non frangesse il canto
note che scendono dal cielo
piume di angeli che passano
volteggiano e adese al manto
troneggiano sul soffice muschio.
Non ebbi modo di piangere
per un corpo che più non vidi
un raggio di sole già ravvisava
il suo dolce desiderio d'incanto
e dimenticai che nel mio vanto
di trattenere a me quel gioco
era solo un crogiolarsi di gioia
l'inganno di una fresca nuvola
che aveva arrestato il mondo
e che solo per un attimo finse
la sua corsa verso il finito
e dentro la brevità del respiro
sorrisi per il mio rimpianto 
nel contar rapido ed infinito
dei suoi piccoli diamanti
amalgamati alla calda terra
nella fuggevolezza dell'amore.


13 Dicembre 2015



Una voce da schiarire
un fiocco da stringere
una luna da cercare
un silenzio da sciogliere
un amore da ricordare
un sogno da scrivere
un nome da svegliare
bianco latte da scaldare
ed una miriade di stelle
ancora da contare.

6 Dicembre 2015


L'istante è sollievo
una nota, una parola
uno scatto sulla sera
un vestito sgualcito
un ciuffo fuori posto
un'altra calza sfilata
un bacio nella posta
uno zerbino che pattina
amore che non duole
è sapore che non resta.



..... [perifrasi]....
dopotutto il cielo alita sulla moltitudine
noncurante del brivido di ciascuno
o di quante lune in sé può reggere
richiama nell'anonimato il vivo pulsare
di ogni creatura nell'arrendevolezza
per un calcolo sazio ed approssimativo
che è dato di dover in forza apprezzare
se non per la luce di un repentino istante.
......[circonlocuzione]....

4 Gennaio 2015

....fragilità...
sullo scalino depongo la sera
in una lanterna riassumi la tua
puerile anfratto di luce soffusa
il bacio non aspetta che l'ora
l'udito saccente non conversa
e la mano finge d'aver tepore
la notte senza nuove parole
è sogno che non si rinnova.
....trasparenze....


5 Gennaio 2015


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Appunti di Viaggio 141 (LA TASSA DI FINE ANNO)


LA TASSA DI FINE ANNO



Devo essere felice.. già felice
ho dato un soldo ad un ladrone
pensando fosse un accattone
m'ha comunque ringraziato
uno sguardo rammaricato
senza chiedermi perdono.
Devo ancora esser felice
ho dato farina da impastare
un po' di sale per imparare
un accento taceva il baro
finto bastone per camminare.
Si, credo d'essere felice
un neonato tra le braccia
uno scialle per coperta
sembrava una disdetta
l'attesa sotto al mio portone.
Devo magari esser felice
non ne devo poi a così tanti
le strade sempre più vuote
due piatti desolati e vacanti
e vado avanti con gli anni
e non è solo sensazione.
Credo d'esser più felice
ho il dubbio per compare
un amico da sorreggere
forse un genio da maledire
del buon vino da terminare 
ed un sorriso da conservare.
Non posso esser felice
se son qui l'unica ad esserlo
e non basta che io lo sia
se qualcuno non mi presta
almeno mezza certezza
che dietro l'angolo c'è festa.
Ma la vita è un dondolìo
oggi triste domani giulivo
un puntino di sospensione
giriamo pagina alla canzone
come fosse un'altra tassa
la momentanea consolazione
che Felice... è solo un bel nome.




28 Dicembre 2015
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Appunti di Viaggio 140 (IL CALZOLARO)



IL CALZOLARO


Un giorno chiesi al calzolaro
un paio di comode scarpe
il tempo loro era arrivato
e le avrei dovute ricambiare.
Come posso, non di meno,
ora cucirti un paio di scarpe
se mai qui me n'hai portate 
e non te n'ho mai riparate?
Non so come accontentarti
non hai gusti e nè pretese
non conosco la misura
ma se puoi prestarmi un piede
imprimo il calco e la scultura
che puoi all'istante visionare
con il cucito a spago orlare
giusta pelle e spessa tomaia
da poterci ben camminare.
Ecco il piede calzolaro
scusi non l'ho preparato
forse al naso non è cortese
ma le giuro sarei ripassato
se non fosse per la neve
e non sentissi quel bisogno
di non restar ora appiedato.
Amico mio, io so abituato
qui i piedi son di mercato
ed accorcio pure le unghie
se il numero è esagerato.
No scusi, è troppo calzolaro
voglio sì.. un paio di scarpe
ma non proprio troppo strette
che da qui a qualche mese
anche se son fatte in cuoio
debba ancora ritornare
a ridar lo stesso piede.
Anzi, le voglio belle larghe
che non debba soffrir di calli
che non scortichi la pelle
e che, con due bei calci 
assestan pure gli sciacalli.
Se è per questo, ecco fatto
sono già che belle e fatte
son robuste, hanno il tacco
ed hanno pure dei bei lacci.
Si mi piacciono, le prendo
spero il prezzo non sia esoso
che di chiodi ne ho abbastanza
ora debbo camminar silenzioso
sa, debbo far meno baccano
e imbrattarle come si deve
perchè son scarpe nuove
giuste e pronte a dovere
pure pei golosi dell'avere.


26 Dicembre 2015
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Appunti di Viaggio 139 (UN NATALE CON I FIOCCHI)


UN NATALE CON I FIOCCHI


C'è un pensiero ricorrente
congelato per far spazio
ad un altro anno solare
passato come un battito
e nulla pare migliorato.
Un pensiero che di parole
è stanco di ascoltare
la pace che si vuole
l'amore che non tace
un fiocco confezionato
da riporre per Natale.
Un pensiero che riaffiora
perché saturo di tempo
una lotta che si rinnova
un amico che si è perso
un dolore che non cessa
una speranza in prestito.
Oggi ho un pensiero nuovo
un desiderio diverso
farmi strada per capire
se desiderare abbia senso
se brindare è necessario
calpestare anni e credere
che l'augurio più regalato
sia nell'armonia di vivere
il bene che ci è concesso
e di nutrire quella carezza
che di gioia non ha prezzo.
Non c'e' dato fare miracoli
riempiamo il cuore di attimi
di doni, dolci e di pacchetti
facciamo un fiocco grande
per un sorriso che t'aspetti
e nuovamente è rinnovato 
il moto... noto e perpetuo
d'essere buoni, tristi o felici
nell'essere forse giusti
forse saggi ma imperfetti.


23 Dicembre 2015
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Appunti di Viaggio 138 (LA CLESSIDRA)


Donna
assetata creatura
che dalla tua preistoria
intagli manufatta la scrittura
graffito primitivo e scolpita roccia
lacrima e patrimonio senza un tempo
che traccia pagine tristi della nostra storia.
Sposa di piantagioni dove consumi l'esistenza
colonizzata dal mercenario e intenso sfruttamento
delle tue ricchezze usurpate dall'odio e dalle guerre
che hanno insanguinato i popoli creando truci distanze.
Hanno ucciso i tuoi tanti bambini con immorale indifferenza
cancellando indigeni culture e preziose leggende alle foreste
con vile egemonia han frantumato le tue ancestrali tradizioni
un atroce destino che barbaro non arretra le dominazioni.
Hanno versato il sangue con la razziale segregazione
dilaniando i popoli colpevoli di una disuguaglianza
mutato la millenaria storia in un affranto deserto
affamato desolati villaggi e pascoli di bovini.
Con l'empio inganno di vana prosperità
han munto latte di capra nella gola
inacidito nel tuo rovente cuore
per svezzarti la pubertà
e con mesto pellame
sei sacerdotessa
di rara bellezza
e luce di terra ambrata.
Invochi due gocce di pioggia
da grandi fauci di predoni coccodrilli
che seminano terrore alle fresche pozze
seppellendo le ossa d'antilope nelle capanne.
Hanno avvelenato i fiumi e issato i pali di frontiera
incendiato i secolari alberi memori di crani di antenati
in cambio poche conchiglie raccolte sulla tua fronte ampia
e sulla tua acconciatura per procrearti nella disumana culla
nella dote sei bestiame e bambina consegnata al tuo sposo
credi nei talismani ma sei labbra piombate da dura argilla
scarne ossa e semi di lino nel baratto di sale e pescato
infibulata e adornata di rosso corallo e riciclati cocci.
T’inchini alla luna nascente sulle sponde del Nilo
che ti ha crocifissa all'hennè e allo zafferano
e partorito all'argine di tropicali affluenti
che rubano terre e ti lacerano i lobi.
Sacra di speranza ora preghi Dio
e la fame che nel vasellame
trasporti a lento passo
tra fango e polvere
nelle tue larghe
narici.



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19 Dicembre 2015