Non sò cosa sia questa vita forse come dice il mio amico Angelo ... è tutta una follia ...

Appunti di Viaggio (IL PONTE) 127

IL PONTE

Quanta acqua é passata sotto il ponte
dalla sua purezza alla melma nauseabonda
l'ho vista scorrere lenta e rassegnata
con qualche foglia solitaria trascinata
o blindata da mangiucchiati tronchi
e fuscelli ritorti da incastrati grovigli
come ripiegati al loro capezzale
per chilometri hanno navigato
il bolloso fluire del degrado
in una folta poltiglia di sapone
servita a lavar cani e sottane
lacerate da lacrime asciugate
e panni stesi al sole
molestati dal vento dell'estate.

Quante ciotole impantanate
all'argine di un'acqua che più non disseta
antico ricordo di una rarità stagionale
quel salutare sedimento che invitava al canto
oggi usurpato dall'asfittico circondarsi
di gente immorale ed irriconoscente
che ha visto di quell'acqua
il generar profitto ed infinite grane
avvelenando riserve ed allevamenti
ed ogni genere di derrata alimentare.

Da questa balaustra mi affaccio ora
mesta e speranzosa
nell'attesa di ritornare a vedere
quel ristoro di acqua chiara
che soffice ricalca la pietra centenaria
che il fine non ha mai prevalso la ragione
che fungeva da semplice passaggio
da una dolce sponda all'altra
un ponte per traghettar solo fortune
per concimare terreni oltre il fiume
tanto largo per bestie e per sementi
che dipingono paesaggi appiedati
dove si diraspa l'uva dentro i torchi
si spazza ghiaia per idratare i campi
fa starnazzar le anatre e comari
che si guardano dai falchi
e nei secchi di stagno appesi
che abbeverano i cavalli.

Quanta acqua passerà
ancora sotto questi ponti
ad intarsiar la terra 
con rapide generose ed affluenti
reggere l'insulto isterico dell'uomo
e il goder del maniluvio dei bambini 
come appiglio al loro gioco
mormorìo poetico
solitario e canzonante
il gracidare delle rane
per inseguire un pesce
che all'amo non abbocca
e a rinfrescar i frutti
nella quiete delle sue conche
e lavar cesti di giunco
al canto delle tortore.

Quanta poca acqua 
scorre ora nel mio cuore
antifona di una vita
 disidratata di avventure
e che loda un ponte
perché non voglio sia confine
ma un gettito di mani
verso altri popoli
che arresi al tritacarne 
cancellano ogni pietra
già spoglia di un futuro
lasciando oboli zollosi
agli zoccoli di maniscalchi
che io ricordo ancora
e che non vedo più ferrare
sento solo cialtroni disumani
che picconano gli altari
ed uccidono come bestie
donne costernate livide al costato 
come se fossero 
l'ultima cicogna della vita.



15 Settembre 2015
Copyright marilena.capitanio@gmail.com